Il Canone di Lloyd Morgan (edizione XXI secolo)

Verso la fine dell'800 nasceva una disputa tra studiosi del comportamento animale: da una parte George Romanes riteneva che fosse possibile comparare le emozioni animali con quelle umane, antropomorfizzando i relativi comportamenti: per esempio se un cane abbaiava ad un gatto gli attribuiva un "ragionamento" sul modo migliore per spaventarlo, o in altre occasioni attribuiva al cane atteggiamenti di gelosia o di amore non corrisposto;
dall'altra parte della disputa Lloyd Morgan proponeva il suo Canone per arginare simili interpretazioni poco rigorose, affermando che:

‟in nessun caso sia lecito interpretare un'azione come manifestazione di una facoltà psichica superiore, se c'è la possibilità di interpretarla come risultato dell'attività di una facoltà posta a un livello inferiore nella scala psicologica" (Morgan, 1894)

Noi della frangia psicobiologica del XXI secolo siamo completamente d'accordo che i comportamenti, così come i sintomi e ogni manifestazione fisica di un vivente, possono e devono essere osservati primariamente a partire dal livello più basso, quello biologico. 

E vorremmo riformulare questa legge di parsimonia (o rasoio di Occam) nel nostro secolo estendendola anche agli umani: se puoi spiegare un comportamento con una facoltà biologica, è perlomeno superfluo cercare di interpretarlo con presunte facoltà psicologiche superiori.  Infatti possiamo spiegare moltissimi comportamenti come il risultato di una configurazione di conflitti biologici, che in gergo chiamiamo "Costellazioni Cerebrali".
Quando un cane abbaia compulsivamente, lo fa perché ha attivi i relé cerebrali dei bronchi (minaccia di territorio), del retto e del fegato: il comportamento è un epifenomeno. Allo stesso modo sono spiegabili i comportamenti umani.

E così anche: se puoi spiegare una risposta sintomatica con una facoltà biologica, è inutile errare in cerca di malattie, esseri invisibili e inverificabili fattori di rischio.